Oggi si celebra la giornata mondiale delle migrazioni che ha per tema “ Chiesa senza frontiere, Madre di tutti” ed è suggestivo che le letture di questa domenica siano accomunate dalla figura di qualcuno che provvidenzialmente si prende a cuore un fratello e lo mette nelle condizioni di incontrare il Signore.
Nella prima lettura troviamo il sacerdote Eli che si prende cura del giovane Samuele. Egli vive nel tempio del Signore ed è lì, nel suo quotidiano che è chiamato da Dio. Dio lo chiama per nome ad indicare amicizia, amore, conoscenza, fiducia, attenzione, ma Samuele non comprende, anzi pensa che sia Eli a chiamarlo. E questo succede per ben tre volte. Samuele comprende gradualmente la sua chiamata: egli confonde la voce di Dio con quella di Eli. Eli interviene in suo aiuto: Eli comprese che il Signore chiamava il giovane”. Eli opera un discernimento di quanto accade a Samuele: lo aiuta a riconoscere la voce di Dio e a rispondere. In pratica Eli insegna a Samuele il giusto atteggiamento da assumere con Dio: “ Se ti chiamerà ancora dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Questo racconto di vocazione ci insegna che accogliere la Parola di Dio da servo vuol dire assumere in noi un atteggiamento di pura accoglienza, di fede totale che si fida ed è disponibile a farsi strumento dell’opera di salvezza compiuta da Dio: “Samuele non lasciò andare a vuoto una sola delle Parole di Dio”.
La pericope evangelica ci presenta invece la chiamata dei primi quattro discepoli. Giovanni il Battista additando Gesù come Agnello di Dio conduce due dei suoi discepoli a seguirLo. Sentendosi seguito Gesù, che camminava per la sua strada, si volge indietro, quasi a cambiare rotta, e rivolge loro la domanda “chi cercate?”. Sono le prime parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni che ci riportano alle prime parole di Dio pronunciate nel libro della Genesi: “Dove sei?” rivolte ad Adamo dopo il peccato e sono un invito a chiedersi: dov’è il centro della tua vita? Cosa stai cercando nella tua vita? Il primo dialogo tra Dio e l’uomo e tra Gesù e i discepoli è una domanda da parte di Dio alla quale nel brano odierno fa seguito un’altra domanda: “Dove abiti?”. Questa domanda non è tanto un chiedere “dove stai di casa”, ma un andare più in profondità, è un chiedere: “qual è la tua identità per entrare nel suo mistero”. La risposta di Gesù: “Venite e vedete” è l’invito a un’esperienza personale. “Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano le quattro del pomeriggio”. Questa indicazione di tempo indica l’ora decima, l’ora del compimento, l’ora delle scelte perfette, l’ora in cui si conclude la ricerca dei discepoli: “Abbiamo trovato il Messia” dirà Andrea a suo fratello Simone. Chi ha incontrato Cristo e si è fatto discepolo diventa uno che a sua volta invita gli altri a partecipare a questa importante scoperta. Questo significa che entrambi lo stavano cercando, ma la chiamata del fratello non servirebbe a niente se non fosse Gesù stesso a chiamare Simone: “Gesù fissando lo sguardo su di lui disse: tu sei Simone, il figlio di Giovanni: sarai chiamato Cefa”. Gesù fissa lo sguardo su di lui e gli cambia il nome. La trasformazione del nome indica la trasformazione della persona e in questo caso Cefa = roccia ha anche un significato ecclesiale: Pietro sarà chiamato a pascere il gregge di Gesù.
Il salmo responsoriale è la preghiera del chiamato per eccellenza, Gesù. Oggi questa preghiera la facciamo nostra per dare voce alla nostra offerta di ascolto obbedenziale a Dio sullo stile di Samuele. Inoltre, chiediamo al Signore che le letture che la liturgia ci ha proposto ci autino a servire, nel loro corpo e nella loro persona, nelle loro attese, nei loro bisogni e aspirazioni tutti coloro che la vita ci fa dono di incontrare ogni giorno riconoscendo in loro quei fratelli per i quali il Signore ha offerto se stesso.
Sorelle Clarisse
Monastero S. Micheletto