Il brano evangelico di questa domenica è tratto dai discorsi di Gesù dell’Ultima Cena. Nelle parole di Gesù c’è la promessa dell’invio dello Spirito Santo che egli chiama Consolatore e Spirito di Verità. Il termine Consolatore è espresso con la parola Paraclito, un vocabolo che solo Giovanni usa nel suo Vangelo riferendolo allo Spirito Santo e una volta nella sua prime lettera applicandolo al Cristo stesso. Infatti nel passo evangelico odierno si parla di un altro Paraclito sottolineando così che il Figlio e lo Spirito hanno per certi aspetti una comune missione nella Chiesa. Già qualche secolo prima di Giovanni il termine Paraclito era usato nel mondo greco dei tribunali ove aveva il significato di “avvocato difensore”: la sua traduzione latina letterale è appunto advocatus, ‘chiamato’ in difesa. Il significato si era allargato anche a “intercessore, soccorritore” e, più liberamente, a “consolatore”. E’ noto che s. Giovanni costruisce il suo Vangelo su uno schema di tipo processuale che vede al centro il Cristo condannato e crocifisso. Questa vicenda si ripercuote anche all’interno della chiesa dove il credente è perseguitato e umiliato. Ebbene, come il Cristo ha proprio nella sua morte la sua grandiosa glorificazione, così anche il cristiano supererà l’oscurità della prova e gli assalti del male perché avrà accanto un Paraclito, cioè un difensore che lo sosterrà, lo consolerà, lo fortificherà. E questo avvocato difensore è promesso da Gesù stesso prima di partire da questo mondo: lo Spirito infatti è per eccellenza il dono pasquale del Cristo. E’ anche lo Spirito di Verità che ha la missione di illuminarci sulla parola rivelata, ha il compito di guidarci alla Verità. Gesù promette questo Spirito a quanti lo amano e rimangono nella fedeltà a Lui. “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” sembra essere la condizione per ricevere lo Spirito. Così l’amore diventa serio e non lasciato all’inconsistente fragilità dell’emozione. Amare significa rimanere fedeli perché l’amore vero è quello che offre la sua conferma nell’azione. Possiamo avere il comandamento di Dio nel cuore e nella mente, tuttavia ciò non basta se manca l’osservanza nelle opere. Chi ama custodisce i comandamenti nella memoria e li attua nella vita. Dio è Amore: vivendo l’amore noi ci immergiamo in Dio e ci riempiamo della gioia di Dio. Chi vive nella carità, vive in Dio e ha già il Paradiso dentro di sé pur passando attraverso difficoltà e quando il cuore è abitato dall’amore, vive spontaneamente tutte le esigenze dell’amore. L’adesione a Gesù e ai suoi comandamenti a poco a poco ci trasforma il cuore, lo riempie di amore, cioè di Spirito Santo e lo Spirito Santo quando è accolto ci solleva e ci conduce, ci rende pienamente figli del Padre capaci di amare come Lui e di donare la vita.
Sorelle Clarisse S. Micheletto