Siamo nell’epoca delle inchieste e nel Vangelo di oggi Gesù pare adeguarsi a questo stile di comunicazione. Gesù pone due interrogativi ai suoi discepoli, riguardo alla sua identità;il primo è rivolto ai discepoli per conoscere ciò che dice la gente che lo segue;”chi dice la gente che io sia? E qui le risposte sono varie:voci che i discepoli hanno raccolto: chi dice che tu sia Elia, chi uno dei profeti, chi Giovanni Battista”ma forse nella sua intenzione non c’è forse tanto il desiderio di sapere quello che pensa la gente, ma capire e sapere che cosa ne pensano i suoi diretti ascoltatori, quelli che lo stanno seguendo sia sulle strade sia nei suoi discorsi. Ed ecco la fatidica domanda:”ma voi chi dite che io sia,cosa pensate di me?”
Arriva subito la risposta di Pietro, il primo, il più irruente:”Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio” .Risposta esatta, ma che significa una definizione così altamente teologica in bocca ad un povero pescatore che ha lasciato tutto per seguire questo Rabbi? Alla risposta segue un elogio da parte di Gesù al quale non interessa tanto sapere cosa pensano le folle e i discepoli, ma quanto la sua identità di Figlio di Dio e di Figlio dell’Uomo si stia delineando insieme al messaggio che è venuto a portare.”Beato te Simon Pietro perché, né la carne né il sangue ti hanno rivelato la mia autentica identità, ma il Padre mio che sta nei cieli”. Lasciamo per un momento il dialogo tra Gesù e Pietro e veniamo a noi. Anche a ciascuno di noi Gesù chiede :”Tu che cosa dici, che cosa pensi di me?”La risposta si fa personale e bisogna guardare Gesù negli occhi. Autori vari nella storia si sono cimentati in questa risposta e anche in sintesi credo che si possa rispondere guardando il mondo e dire: nella prova Tu sei il conforto, nel buio Tu sei la luce, nella sofferenza Tu sei Colui che si va compagno, nella disperazione Tu sei speranza, nel dubbio sei consiglio, nella morte sei vita e risurrezione, nella tristezza sei gioia, in ciò che non ha senso Tu sei il senso di tutto. Credo che ogni riposta sia personale e che debba nascere dalla fede, una fede schietta, un amore autentico. L’identità di Gesù cammina parallela con il suo messaggio evangelico, la buona novella, un messaggio che ha capovolto le condizioni dell’uomo sulla terra perché liberandoci dal peccato ci ha resi Figli in Lui il Figlio prediletto del Padre che ha accettato di patire la Passione e la morte per farci risorgere con Lui a vita nuova. Possiamo concludere con un profondo senso di gratitudine e dire a Gesù:”Ti amo, tu sei il mio tutto”