La Parola di questa Domenica attraverso le immagini della natura, (il seme, un ramoscello), ci invita a riflettere sul mistero del Regno di Dio che cresce poco a poco: un piccolo seme accolto, pazientemente custodito e curato diviene una grossa pianta che da frutti abbondanti. Il Regno è nascosto nella quotidianità, ma è una realtà viva e presente nella nostra vita e cresce nella misura in cui siamo disposti ad accoglierlo con fiducia e amore.
Nella prima Lettura il profeta Ezechiele paragona la storia del suo popolo ad un grande cedro nato e cresciuto per iniziativa di Dio. L’albero è divenuto sterile a causa dell’infedeltà, perciò il Signore stesso prenderà dalla sua punta un ramoscello per trapiantarlo in un altro terreno, simbolo del “piccolo resto” rimasto fedele all’alleanza con Lui. Israele fa nuovamente esperienza di Dio del suo amore e diviene un segno per gli altri popoli: la parola del Signore si realizzerà per quanti saranno fedeli al patto di alleanza.
L’apostolo Paolo ci esorta a camminare nella fede e a compiere ciò che è gradito a Dio per essere fin da ora partecipi della vita di Cristo. Non c’è contraddizione tra abitare nel corpo (vita presente) e abitare presso Dio (vita futura), perché tutti gli aspetti della vita vanno vissuti in relazione a Cristo, in unione con Lui. Alla sua luce la vita presente è già trasparenza dell’eternità: la meta verso la quale tendiamo. La fiducia è alimentata della relazione con il Risorto che è vicino a noi e ci guida nel cammino della vita.
Il Vangelo riunisce due parabole: quella del seme che cresce da solo e quella del granello di senape, entrambe figura del Regno di Dio. Nella prima Gesù paragona il Regno ad un seme gettato nella terra; il contadino una volta fatta la sua parte deve solo attendere pazientemente che il seme germogli e porti frutto: è il tempo della crescita silenziosa, ma feconda, il tempo della pazienza per il seminatore. La semina, la crescita, la raccolta: tre tempi distinti che mettono in evidenza la piccola parte dell’uomo, che è comunque chiamato a svolgere ed è una parte importante, e l’intervento di Dio che fa crescere e maturare i frutti gratuitamente. Il seme ha in sé una potenza irrefrenabile di vita, come avvenga questo nessuno lo sa, ma esso cresce e germoglia, così è il Regno e la Parola di Dio seminata nei nostri cuori: un’azione di Dio incessante e prodigiosa benché nascosta, a noi è richiesta l’accoglienza, l’attesa paziente del contadino, la fiducia che quanto il Signore dice si compirà secondo i suoi benevoli disegni. Anche la parabola del granello di senape pone in risalto un dinamismo, il paragone si fa più netto perché Gesù pone in evidenza: il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno diverrà poi più grande di tutte le piante che sono nell’orto. E’ la logica del Regno che cresce umilmente e che a noi richiede fede e attesa paziente: le promesse di Dio si compiranno.
Siamo anche ricondotti a considerare l’abbassamento di Gesù, il suo modo di essere Messia sulla croce: l’agire di Dio ci stupisce poiché Egli sceglie la via dell’umiltà, del dono totale di sé. E’ il criterio dell’amore che non si impone, ma si dona gratuitamente a quanti vorranno accoglierlo.
Gesù è il seme gettato nel terreno che muore per produrre frutti di vita. Anche noi siamo invitati a gettare il nostro seme, a percorrere la via dell’umiltà di chi come Gesù, perde per trovare la vera vita ed essere dono per gli altri.
Sorelle Clarisse. Monastero San Micheletto