Il Vangelo di questa domenica ci dà la chiave di lettura di tutta la liturgia della Parola.
Il contesto evangelico sono i viaggi di Gesù fuori dalla Galilea e in questo viaggio dopo momenti di luce e di esultanza (confessione di Pietro, trasfigurazione e promessa di ricompensa), Gesù annunzia ai discepoli la sua passione. Infatti la pericope evangelica immediatamente precedente a quella di oggi ci presentava il terzo annunzio della passione. Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e cammin facendo prepara i suoi discepoli all’evento della passione, ma i suoi non comprendono.
Sono Giacomo e Giovanni che si fanno avanti chiedendo di poter sedere uno alla destra e uno alla sinistra del Maestro quando sarà nella sua gloria: chiedono un posto di potere e di prestigio. Gesù, come già ha fatto, anche questa volta, con tanta pazienza, corregge le loro false nozioni di messianismo spiegando loro il vero senso della sua gloria che non è né potere, né prestigio, né primi posti, ma solo bere un calice e ricevere un battesimo: il calice della passione e il battesimo di sangue, la morte in un mare di sofferenza per la salvezza di tutti. A questa gloria il Cristo assocerà anche i suoi discepoli: “il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui sono battezzato anche voi sarete battezzati”. Infatti dopo la Resurrezione, nella loro testimonianza del Vangelo Giacomo e Giovanni hanno dovuto sopportare prove, persecuzioni e difficoltà di ogni genere fino, almeno per Giacomo, al martirio partecipando in questo modo al battesimo e al calice del Maestro. Tuttavia Gesù non potrà soddisfare la loro richiesta perché ciò spetta solo a Dio Padre.
L’insegnamento di Gesù continua presentando ai discepoli un messianismo di servizio e non di potere o gloria e presentando se stesso come colui che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti.
Gesù riprende in questo modo l’idea di espiazione e di riscatto che il profeta Isaia aveva espresso nella prima lettura parlando del servo del Signore: offrirà se stesso in sacrificio di riparazione.
La donazione di Cristo per la salvezza dell’umanità è espressa dalla seconda lettura con l’espressione ha attraversato i cieli cioè Cristo che è Dio si e fatto prossimo di ogni uomo condividendone la stessa realtà. Egli si è fatto “ponte” tra noi e Dio. Questa sua funzione mediatrice è una funzione sacerdotale. Ecco perché noi possiamo accostarci al suo trono, non un trono di potere, ma di grazia.
Sorelle Clarisse
Monastero S. Micheletto