Nella prima lettura il profeta Isaia presenta la figura di un “Servo di Dio”, che è allo stesso tempo il suo eletto, nel quale egli si compiace. Il Servo agirà con fermezza incrollabile, con un’energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegnato: eppure, non avrà a sua disposizione quei mezzi umani che sembrano indispensabili all’attuazione di un piano così grandioso. Egli si presenterà con la forza della convinzione, e sarà lo Spirito che Dio ha posto in lui a dargli la capacità di agire con mitezza e con forza, assicurandogli il successo finale.
Ciò che di questa pericope risalta è che l’iniziativa è tutta di Dio: ti ho preso per la destra , .. ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo e una missione abbattere davanti a lui le nazioni, sciogliere le cinture ai fianchi dei re, aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso, cioè la missione di ridare al libertà a un popolo schiavo….
….Sebbene tu non mi conosca. Questa è la frase chiave della prima lettura. Il re persiano Ciro, un pagano, non conosce il Signore, ma il Signore conosce lui: io ti ho chiamato per nome perché l’uomo, ogni uomo porta l’immagine di Dio.
E’ questo anche l’insegnamento di Gesù nella pericope evangelica dove Gesù viene messo alla prova dai farisei e dagli erodiani con una domanda tranello: E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?
«Gesù risponde con un sorprendente realismo politico. Il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sé un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza. I Padri della Chiesa, prendendo spunto dal fatto che Gesù fa riferimento all’immagine dell’Imperatore impressa sulla moneta del tributo, hanno interpretato questo passo alla luce del concetto fondamentale di uomo immagine di Dio, contenuto nel primo capitolo del Libro della Genesi. Un Autore anonimo scrive: “L’immagine di Dio non è impressa sull’oro, ma sul genere umano. La moneta di Cesare è oro, quella di Dio è l’umanità… Pertanto da’ la tua ricchezza materiale a Cesare, ma serba per Dio l’innocenza unica della tua coscienza, dove Dio è contemplato
…Cesare, infatti, ha richiesto la sua immagine su ogni moneta, ma Dio ha scelto l’uomo, che egli ha creato, per riflettere la sua gloria” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, Omelia 42).» (da un’omelia di Benedetto XVI).
Sintesi della prima lettura e del Vangelo è il salmo dove il salmista ci invita a narrare la gloria del Signore e a dare al Signore gloria e potenza cioè a professare il mistero di Dio e questa professione si concretizza nell’atteggiamento radicale della fede e dell’adorazione. In questo modo il cristiano riconosce il Signore della storia come il Re dei Re che giudica tutto con giustizia e che orienta tutta la storia verso il suo fine ultimo.
La fede e l’adorazione aprono il cuore del cristiano anche al ringraziamento. E’ questo l’invito che ci viene dalla seconda lettura: “Rendiamo sempre grazie a Dio”. Il nostro ringraziamento a Dio è sempre per qualche beneficio terreno e invece l’Apostolo ci esorta a ringraziare Dio per il bene operato da Dio nei fratelli, nella Chiesa. Infatti S. Paolo ringrazia Dio per la comunità di Tessalonica, per la loro fede, carità e speranza. Essi sono eletti dal Signore ed amati. E lui, Paolo, è stato solo lo strumento voluto da Dio per la loro gioia e salvezza, come lo è oggi ogni ognuno di noi in virtù del Battesimo e dell’azione dello Spirito Santo in noi.