«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 13).
Proprio come un araldo del suo tempo (il verbo utilizzato dal greco lo caratterizza), che annuncia un evento riguardante il popolo, una nuova disposizione del sovrano o un cambiamento nel governo, Gesù pronuncia le sue prime parole, secondo il racconto di Marco, proclamando la Buona Notizia (Mc 1,14). E le buone notizie sono quelle che Lui stesso ha vissuto e sperimentato in prima persona: «La storia è cambiata: è veramente governata da Dio! Io l’ho constatato nel deserto, Giovanni lo sta vivendo in prigione: dove non me accorgevo e tutto era tenebra e abbandono, fame e sete, lì il Padre mi era vicino e regnava sulla mia vita!».
Un evento nuovo fa irruzione nello scorrere del tempo e lo rinnova dall’interno, lo fa rincominciare: un avvenimento (cairos) che fa il tempo (cronos) diverso, il dopo altro dal prima. Dio, nel suo Figlio, squarcia i cieli e interviene nel nostro mondo, nelle nostre povere esistenze per dirci che non scorrono nell’insignificanza e nell’abbandono, ma sono penetrate e irradiate dalla sua presenza e dalla sua signoria, dalla sua cura e dal suo interesse per noi. Per questo ogni istante è gonfio, pieno, compiuto dalla sua benevolenza e amicizia: è talmente incommensurabile e sproporzionata questa grande, umilissima, intima verità che chiede la conversione per essere accolta. È come se dicesse: «Convertitevi credendo». Credendo, consegnandoci, come Gesù, come Giovanni, iniziamo a cambiare i nostri pensieri, a realizzare che non siamo noi a condurre il tempo e la storia, ma è Lui che continua a irrompere ed interrompere i nostri schemi e nostri progetti. Lui “passa”(Mc 1,16) sempre, oggi come allora, e chiama in ogni momento a lasciare noi stessi, le nostre aspettative, il nostro piccolo mondo, per costruire qualcosa con Lui. La sua chiamata si innesta sempre nella nostra umanità senza eliminarla, violentarla o manipolarla, ma trasformandola e risignificandola per il nostro vero bene. Attende solo la nostra fiducia, l’atto personale di fede, la consegna abbandonata di noi stessi di fronte alle sue molteplici quotidiane visite, grandi o piccole (ognuno conosce le opportunità che riceve), per iniziare a regnare nel nostro cuore, per compiere in noi la sua opera, inizialmente sempre dolorosa e oscura…come nel deserto, come sulla croce e nel sepolcro.
Ma la buona notizia è che Dio regna! Che noi stessi, le situazioni, le persone, gli affanni della vita, sono le sue mani che ci accarezzano e ci accompagnano all’incontro con Lui e operano sorprendentemente in noi, dirigendo, verso Colui che ci ama, i ripiegamenti e le spinte egoistiche che ci attraversano.
Il Regno è, nella sua realtà più vera, tutto interiore: accade quando in qualche situazione dico sì a Dio e no a me stesso. Quando ammetto di aver sbagliato, di essermi ingannato, quando accolgo la mia lentezza a rispondere, la mia ribellione di fronte ai suoi stravolgimenti e la immergo nell’incandescente fornace della sua misericordia perché la trasformi, il Regno di Dio riprende il mio cuore e si accende in me una piccola luce che dà senso e rischiara le mie tenebre.
Carmelitane Scalze