Oggi la Chiesa celebra Gesù che all’inizio della sua missione viene battezzato nel Giordano.
La missione di Gesù è annunciata dalla predicazione di Giovanni Battista come ci dicono i primi versetti del Vangelo di Marco: “io mando il mio messaggero dinanzi a te a prepararti la strada”. E infatti al Giordano troviamo Giovanni Battista che sta battezzando tutti quelli che “accorrevano a lui dalla Giudea e da Gerusalemme”. Egli proclama che dopo di lui viene uno più forte di lui e che il battesimo che egli donerà sarà un battesimo in Spirito Santo, mentre il suo è un battesimo di penitenza e di conversione..
Gesù, dopo trent’anni di vita nascosta, si manifesta in questo contesto facendosi solidale con il suo popolo. E come le folle accorrevano dal Battista dalla Giudea e da Gerusalemme così Gesù accorre da Nazareth di Galilea dove aveva vissuto fino ad allora. Questa indicazione indica la provenienza da un luogo sconosciuto ed evoca la piena umanità del Messia. Nessuno, infatti, si sarebbe aspettato che il Messia provenisse da un paesino della Galilea, infatti Natanaele all’annuncio di Filippo di aver trovato il Messia risponde: “Da Nazareth, può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46). Non era inoltre scontato che il Messia si sottoponesse a un battesimo di penitenza mischiandosi tra la folla. Gesù si comporta dunque come tutti gli altri uomini, ma gli ultimi due versetti del brano evangelico, ci presentano Gesù Figlio di Dio. I cieli che si squarciano indicano una novità, come una nuova creazione: lo Spirito Santo discende su Gesù in forma di colomba, segno di vita nuova: è una colomba che, portando un ramoscello di ulivo, indica a Noè che il diluvio è terminato e la terra è riemersa dalle acque (cfr Gen 8,9). Lo Spirito Santo non solo scende su Gesù ma vi rimane “perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia inviato a portare ai poveri il lieto annuncio (prefazio). Lo Spirto Santo che non aveva più dimora permanente fra gli uomini ora rimane sempre, per Cristo, nella Chiesa. I cieli che si squarciano sono dunque uno spartiacque tra un prima e un dopo. Con questa immagine finisce il battesimo di Giovanni Battista.
A questa manifestazione di Dio visiva perché è Gesù che emergendo dalle acque del Giordano “vede”, fa seguito una manifestazione uditiva: “E venne una voce dal cielo”. Dal cielo squarciato Dio fa udire la sua voce: “Questo è mio Figlio l’amato”, mettendo come un sigillo su Gesù. Colui che parla dice implicitamente di essere il Padre e le parole della voce fanno riferimento al salmo 2: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” e al capitolo 2 del Libro di Isaia dove si parla del servo amato da Dio eppure perseguitato, fedele al Signore e solidale con il suo popolo al punto di caricarsi sulle proprie spalle i peccati di tutti. Il battesimo di Gesù, dunque, guarda verso la croce e verso la morte di Gesù quando il velo del tempio si squarcia (Mc 15,38) e Gesù è riconosciuto Figlio di Dio (Mc 15,39).
Il Battesimo del Signore è importante anche per la nostra vita perché, come dice la benedizione dell’acqua battesimale, è in quella stessa acqua del Giordano santificata da Cristo che siamo stati battezzati tutti noi ed è attraverso il battesimo che anche noi siamo diventati figli di Dio nel Figlio suo. E’ vero che non possiamo ripetere il Battesimo, ma possiamo rivivere il dono mediante alcuni riti che ce lo presentano e ci impegnano in quella risposta consapevole che quando eravamo piccoli hanno dato i nostri genitori e padrini. Uno di questi riti è quando entrando in chiesa ci segniamo con l’acqua benedetta: “Ravviva in noi Signore nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del nostro battesimo, perché possiamo unirci sempre più all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli, battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore” (cfr. benedizione dell’acqua).
Sorelle Clarisse
Monastero S. Micheletto
