Con questa domenica si apre davanti a noi il cammino quaresimale; un tempo di preparazione e di purificazione, un tempo propizio per la crescita della vita di fede, un tempo per rientrare in noi stessi e tornare al proprio cuore.
Al centro di questa liturgia, per antichissima tradizione, sta l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto. La parola tentazione ha per noi il significato di occasione, sollecitazione a commettere il male. Nella Bibbia, i termini che si riferiscono alla tentazione significano fondamentalmente prova o mettere alla prova, cercare di sondare, scrutare a fondo il cuore, la libertà, le fedeltà dell’uomo; poi di conseguenza il desiderio, l’insidia e la passione che spingono al peccato. Per i cristiani, chiamati a vivere in alleanza con Dio, la prova è il passaggio obbligato per esercitare la libertà con cui esprimere la fede, l’attaccamento a Dio. L’evangelista Marco in modo molto stringato dice: “ Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” (Mc 1, 12-13). Se è lo Spirito che spinge Gesù nel deserto della tentazione, vuol dire che siamo di fronte a un mistero della vita del Signore, a un avvenimento relativo alla nostra salvezza: è l’avvenimento della prova dell’umanità del Figlio di Dio, tentato come noi, e della sua vittoria. La tentazione attende ogni uomo. Essa è la chiamata drammatica della nostra libertà alla decisione. Non è il segno dell’abbandono, ma della presenza di Dio, che si offre per la nostra scelta, con la quale tutta la nostra identità e volontà si manifestano. Dove c’è la tentazione c’è lo stesso Spirito che ha condotto Gesù nel deserto: c’è il Signore che ha fatto l’esperienza della prova e l’ha vinta. La storia della salvezza è una storia di prove di fedeltà, ma anche di abbandoni e di infedeltà. La suprema tentazione è la croce. Il tempo di quaresima è l’occasione per renderci più consapevoli della nostra condizione di tentati e per scoprire la varietà che l’inganno sa rivestire nelle pieghe più nascoste dell’anima e quindi per individuarne le ragioni della penitenza e della conversione. La conversione e l’accoglienza del Vangelo che Gesù predica dopo l’esperienza del deserto e dopo la vittoria sul demonio sono la risposta dell’uomo verso la proposta di libertà offerta da Dio.
Convertirsi è rispondere a Dio che ci chiama con un’inversione di rotta, con un cambiamento radicale di vita. Dalla conversione nasce un mondo nuovo di rapporti tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e il suo prossimo. La narrazione della tentazione di Gesù secondo Marco pone al centro Gesù che “stava con le fiere”. E’ quasi la pittura di un mondo pacificato in cui Cristo ristabilisce l’armonia infranta dal peccato. Le prime due letture ci parlano anche di battesimo.
L’umanità ri-creata può stabilire con Dio una nuova alleanza che non sarà più infranta. Il diluvio viene visto come il grande battesimo dell’umanità che, uscita dal lavacro purificatore delle acque, diventa creatura nuova e l’arco posto da Dio sulle nubi come segno di riconciliazione ricorda l’indissolubile amicizia divina con l’uomo. In questa alleanza siamo entrati a far parte col battesimo che si ravviva in questi giorni quaresimali. Questa prima domenica di quaresima ci invita ancora una volta alla conversione del cuore, ci invita a modellare i nostri progetti e le nostre decisioni su quelle di Dio. Tenendo fissi gli occhi su Gesù vogliamo andare nel deserto, spinti dallo Spirito Santo, per celebrare la festa della nostra liberazione; nel deserto ci sono ancora le orme del Maestro; Egli ci aspetta all’altro capo per celebrare con noi la Pasqua di risurrezione.
Sorelle Clarisse S. Micheletto
