Commento alle Letture
Epifania del Signore Nella solennità dell’Epifania la Chiesa continua a contemplare e a celebrare il mistero della nascita di Gesù. E, in particolare, oggi si celebra la Manifestazione del Signore a tutte le genti rappresentate dai Magi venuti dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei come ci racconta l’evangelista Matteo.
L’Epifania è anche una festa della luce: “Alzati, rivestiti di luce perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”, con queste parole della prima lettura si descrive il contenuto della festa: la vera luce è Cristo Gesù: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà al luce della vita” (Gv 8,12). La prima lettura ci presenta dunque una promessa, una profezia che nel Vangelo trova il suo compimento, a Betlemme non arrivano i potenti e i re della terra come il profeta si aspettava, ma dei Magi, dei personaggi sconosciuti, dei pagani guidati nel loro cammino da una stella, la luce di Cristo, la luce della fede. Il cammino dei Magi venuti dall’Oriente è, infatti, principalmente un cammino di fede in contrapposizione alla staticità, ostilità e chiusura di Erode e di quelli del suo entourage anche di fronte alla Parola di Dio. Questo lo possiamo notare dai verbi usati: per i Magi – vennero…, siamo venuti …, partirono…, fecero ritorno …; per Erode – chiamati i Magi …, li inviò…, andate … . I Magi si muovono guidati da una stella e dalla parola del Profeta Michea che inquieta in positivo il loro cuore, mentre Erode a quella stessa Parola resta turbato perché teme per il suo regno. Coloro che dovrebbero sapere, non sanno, restano nelle tenebre, e a coloro che, come i Magi sono lontani, ma che si lasciano interrogare anche dagli eventi della creazione stessa (la stella) e hanno un cuore aperto, Dio si rivela. I Magi dunque partono dalla loro terra, la stessa di Abramo e come Abramo fanno un cammino di fede, sono alla ricerca del Re dei Giudei e la loro ricerca culmina nel vedere “un bambino con Maria, sua madre”. Anche noi, come i Magi, siamo in un viaggio, quello della vita, che per i credenti ha una meta: Gesù. Tuttavia può accadere che talvolta si spengano, ad una, tutte le stelle e la notte si faccia sempre più buia per un dolore, per uno smarrimento interiore… perché non vedere più le stelle, soprattutto quella polare, significava dis-orientarsi, smarrire i quattro punti cardinali. Che fare allora? Cerchiamo ancora e solo la luce del Signore, oppure ci affidiamo a luci artificiali e ingannevoli? Solo la Sacra Scrittura è la vera stella, la lampada che illumina i passi del nostro cammino (sal 119, 105), che brilla anche nell’oscurità fino all’incontro con Cristo. La Parola di Dio illumina di senso e significato ogni cosa, il nascere come il morire, rinnova il nostro coraggio davanti a mille ostacoli e insidie e dà la giusta direzione; essa ci farà arrivare. “Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e to adorarono. poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. I Magi sono partiti dalla propria cultura; il viaggio, pieno di difficoltà, ha purificato le loro aspettative e ora non si scandalizzano nel trovare un’umile casa al posto di un palazzo e un semplice bimbo in braccio alla mamma, così incredibilmente vicino a tutti noi nella sua inerme umanità. Accettano la piccolezza e la povertà, vi riconoscono la più eloquente manifestazione di Dio e, prostrati, offrono la loro adorazione insieme a tre doni preziosi e significativi: “oro al grande Re; incenso al vero Dio; mirra a colui che doveva morire” Anche noi in questo Natate possiamo offrire al Bambino uno di questi doni o tutti e tre: l’oro, offrendogli il nostro cuore; l’incenso, donandogli la nostra preghiera; la mirra, consegnandogli un dolore, un fallimento o un’esperienza di morte. soprattutto possiamo prostrarci e adorarlo. “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese … . Tornati nella loro terra i Magi da testimoni oculari diventano essi stessi annunciatori perché “chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla” (cfr. Benedetto XVI, Omelia 21 agosto 2005). E’ ciò che ci dice S. Paolo nella seconda lettura: tutti i popoli sono chiamati alla fede in Cristo e alla condivisione dell’eredità eterna con lui. La salvezza è universale come ci ricorda Benedetto XVI nel Motu Proprio di indizione dell’Anno della Fede, Porta Fidei: “La porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma” (n°1) cioè quando, pur essendo la fede dono di Dio dato a tutti, io, personalmente, prendo la decisione di aderire al Signore. Ecco ciò che alla fine distingue il comportamento dei Magi da quello di Erode. Essi, i Magi, hanno deciso personalmente di oltrepassare quella soglia mettendosi in cammino, Erode è rimasto fermo nel suo palazzo, chiuso in se stesso, non aperto alla novità di Cristo, anzi tramando contro di Lui. Sorelle Clarisse Monastero S. Micheletto