La chiave di lettura della liturgia di questa Domenica ci vene data dalla colletta alternativa: “Ci sostenga, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova che il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno.”
In cosa consiste questa forza dell’amore?
Non nel potere, nella ricchezza o nella prevaricazione, ma nella giustizia e nell’essere indulgenti e pazienti con tutti. Infatti la prima lettura tratta dal libro della Sapienza ci rivela il comportamento di Dio nei nostri confronti: Egli è indulgente con tutti, giudica con mitezza e ci governa con indulgenza Con tale comportamento di Dio nei nostri confronti Egli ci ha insegnato come dobbiamo comportarci verso gli altri: Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini.
Tale è anche l’insegnamento della pericope evangelica dove attraverso la parabola della zizzania e del buon grano il Signore ci vuol far comprendere che i buoni (il buon grano) e i cattivi (la zizzania) devono vivere insieme e che solo a Lui spetta il giudizio su gli uni e su gli altri: Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. E’ dunque un invito alla pazienza mentre noi vorremo porci al posto di Dio e giudicare già ora il comportamento degli altri. Ma solo Dio è giudice giusto e conosce i segreti del cuore.
L’unico atteggiamento che il Signore ci chiede è la forza della debolezza e della piccolezza rappresentata dalla parabola del granello di senape e del lievito. Il Regno di Dio cresce e si sviluppa non con la forza ma nei piccoli gesti quotidiani anche insignificanti agli occhi degli uomini, ma non a quelli di Dio, ma che proprio perché piccoli penetrano in profondità e hanno una forza dirompente. A questi piccoli gesti nessuno di noi si può sottrarre perché l’unica cosa che il Signore ci chiede e sulla quale saremo giudicati è l’amore.
E se sbagliamo?
Dio è paziente, lento all’ira e ci perdona sempre, non si stanca di perdonarci, di venire in aiuto alla nostra debolezza perché non sappiamo come pregare in modo conveniente cioè noi non sappiamo come dobbiamo rivolgerci a Lui ci dice la seconda lettura, ma Egli è pieno di misericordia, ricco di amore e di fedeltà (cfr. Salmo responsoriale). Questa è la nostra forza e la nostra speranza: il Signore fa sempre il primo passo verso di noi e anche quando ci sembra che siamo noi ad andare da Lui è in realtà Lui che ci dona la grazia di accostarci a Lui: è lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili, e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito.
Sorelle Clarisse
Monastero S. Micheletto