Domenica della GIOIA. Tutte le letture di questa terza Domenica di Avvento ci invitano alla gioia: “Rallegratevi!”…”Io gioisco”…”La mia anima esulta nel mio Dio”…”Siate sempre lieti”…
Ed il Vangelo ci dice Chi è la nostra gioia e come trovarla. Giovanni Battista, il testimone fedele del Messia atteso, ci indica con la sua vita e la sua morte, senza possibilità di equivoci e compromessi: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo”. Ecco Colui che è “l’Atteso delle genti” e dei secoli, ecco Colui che è l’unica, vera Gioia! Riconoscendo Lui come nostro unico Dio e Signore e riconoscendo noi stessi come Sue creature noi avremo la vera gioia.
Dio ci ha creati per la gioia ed è venuto a redimerci per riaprirci l’accesso alla gioia. Infatti l’avevamo rifiutata quando non abbiamo accettato la nostra condizione di creature e ci siamo ribellati contro il nostro Creatore, quasi che Lui volesse defraudarci di ciò che non è nostro, ma soltanto Suo: la Divinità.
Giovanni Battista si potrebbe chiamare il Santo della gioia: “Chi ha la sposa è sposo, ma l’amico dello sposo, che l’assiste e l’ascolta, è felice alla voce dello sposo. Questa, dunque, è la mia gioia, ed è giunta al colmo. Lui deve crescere, io diminuire”. Così il Vangelo di Giovanni (3, 29-30) continua la sua descrizione del Battista. In questo brano sta il segreto della gioia del Precursore e di ogni discepolo del Signore Gesù. E’ quando si accetta di diminuire così, che si cresce veramente.
Bisogna saper mettere ogni cosa al suo posto. Dio è Dio e nessuno può essergli pari. Ma Dio è Amore, eterna Comunione d’Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e noi tutte piccole creature umane, che non esisteremmo se Lui non ci avesse create per eccesso d’amore, siamo chiamate a partecipare alla stessa Comunione Trinitaria. Quale non deve essere la nostra gioia di fronte a questa divina vocazione? E l’unica condizione richiesta è l’obbedienza della Fede.
Le creature inanimate, che non hanno un’anima ragionevole e libera come noi, ce ne danno l’esempio. Ce ne fa una descrizione stupenda Baruc al capitolo 3, in particolare ai versetti da 33 a 36: “Lui… invia la luce ed essa va, la richiama ed essa obbedisce con tremore. Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; Egli le chiama e rispondono: “Eccoci!” e brillano di gioia per Colui che le ha create. Egli è il nostro Dio e nessun altro può essergli paragonato”.
Ogni creatura gioisce per il suo Creatore e per le Sue opere meravigliose. Soltanto l’uomo può non gioire e può annegare in una tristezza senza fondo, se esce dall’ordine stabilito da Dio per seguire miraggi ingannatori.
E’ ancora Giovanni Battista ad additarci la via della felicità: non la vita comoda, lui che dimorava nel deserto; non il mangiare e bere a sazietà, lui che si nutriva di cavallette e miele selvatico; non il lusso e la lussuria, lui che rimproverava Erode per la sua vita dissoluta; non il voler defraudare Dio della gloria che spetta soltanto a Lui, egli che seppe umilmente riconoscere di essere semplicemente una “voce che grida nel deserto” di questo mondo per invitare tutti ad accogliere ed ascoltare l’unica Parola di salvezza, che è Gesù Cristo vero Dio e vero uomo,unico Signore. Lui solo è la nostra vera gioia e l’umile riconoscimento della verità di Dio e di se stessi è l’unico modo per ottenerla.
Perché la gioia è un dono, non una conquista. E’ il dono che Dio comunica a chi vive l’amore vero, che è relazione e comunione con Lui e con i fratelli e le sorelle che Egli ci dona.
Apriamoci ad accogliere questo dono, con profonda umiltà e infinita gratitudine e saremo beati in questa vita e in quella che ci attende e che sarà eterna.