La liturgia della Parola di questa Domenica ci invita alla gioia, la IV Domenica di Quaresima viene infatti definita Laetare: siamo introdotti a questo dall’antifona di ingresso “Rallegrati, Gerusalemme… esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza, saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione.” Attraverso le letture scopriamo progressivamente qual è il motivo per cui dobbiamo rallegrarci “ Dio ricco di misericordia, … ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui.”
La prima lettura è la pagina conclusiva del libro delle Cronache nella quale si narra la storia di Israele, una vicenda segnata dall’infedeltà del popolo all’alleanza: “tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà… si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole”. Questa miseria che genera solo male per il popolo stesso non porta Dio alla vendetta o all’abbandono di Israele, ma al perdono perché la sua ultima parola non è la morte ma la vita. Egli non lascia i suoi perchè la sua fedeltà è per sempre, passa anche attraverso le nostre vicende tortuose per donarci la salvezza e la riconciliazione. Per il popolo in esilio sorge un re pagano, Ciro, concederà ad Israele di tornare nella propria terra e di poter ricostruire il tempio; oltre alla liberazione dalla schiavitù viene data anche la libertà di culto e di ricostituirsi come popolo attorno al Signore: il tempio, infatti, è il luogo dell’incontro con Dio e immagine di una vita che ritrova il suo significato a partire da un rapporto con Lui.
Nella seconda lettura attraverso le parole dell’apostolo Paolo, ci viene svelato il volto di Dio: “ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati”, e qual è la nostra identità cioè quella di figli amati e salvati dalla morte dei nostri peccati per sua sola grazia. Chi si affida alla sua misericordia già da ora sperimenta la vita nuova, siamo creati in Cristo, e conosce la missione che il Signore affida ai suoi: camminare nelle opere buone che il Signore stesso ha preparato per noi, per manifestare la sua gloria. Ci viene anche rivelata quale sarà la nostra sorte futura cioè sedere nei cieli in Cristo Gesù. L’uomo che accoglie la grazia che Dio dona gratuitamente viene totalmente trasformato dal suo amore e lo dimostra con la sua vita.
Il vangelo ci riporta parte del dialogo di Gesù con Nicodemo, nel quale Gesù rivela se stesso: è il Figlio unigenito donato dal Padre perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Egli è il segno vivo dell’amore del Padre che ha tanto amato il mondo, ne desidera la salvezza e la riconciliazione. Gesù è la luce che rischiara la vita di ogni uomo, dona un senso alle sofferenze e alle prove che deve affrontare, al vissuto di ogni giorno, è amore che non si impone, ma chiede di essere accolto.
Cristo innalzato sulla croce è salvezza offerta a tutti, come il serpente innalzato da Mosè nel deserto era medicina che sanava quanti avevano il coraggio di fissarlo e credere.
Nasce dalla croce l’umanità nuova che cammina alla luce di Cristo e del suo Vangelo, che opera nella verità: “chi fa la verità viene verso la luce”. L’uomo viene trasformato in creatura nuova che vive la sua dignità di figlio amato e salvato gratuitamente. Gesù si è donato per tutti ma solo chi lo accoglie, chi nelle vicende di ogni giorno alza lo sguardo e si apre alla salvezza che proviene dalla croce può avere la vita. Il Signore ci chiede di uscire da noi stessi per incontrarci con il suo sguardo di amore: questa è la fonte della nostra gioia e gratitudine.
Sorelle Clarisse Monastero San Micheletto