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Commento alle Letture della XXVII Domenica del tempo Ordinario

Pubblicato su 30 Settembre 2015 di Sorelle Clarisse

Le letture di questa Domenica si inseriscono bene in ciò che la Chiesa vivrà da oggi fino al 25 ottobre: il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia che ha per tema “ La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.
La prima lettura ci presenta il disegno originario di Dio sull’uomo. L’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio e Dio è comunione, dialogo, relazione. Per questo nei racconti delle origini la presentazione dell’uomo è collegata all’interno di una rete di relazioni: con Dio, con il creato, con il prossimo (cfr. Papa Francesco, Laudato si’ n°66)
Nella prima relazione si afferma la realtà dell’essere “immagine e somiglianza” di Dio. ‘adam è una “creatura libera” che è in relazione costante ed essenziale con Dio. Il racconto biblico presenta la natura umana, strutturata fin dall’origine in una relazione «religiosa». La relazione si apre con un dialogo tra il Creatore e Adamo: si tratta del divieto di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male (Gen 2,16- 17). La percezione della propria autonomia nasce dall’esperienza del limite, dalla scoperta dell’alterità, dall’incontro con «colui che è di fronte». ‘Adam comprende di essere chiamato alla vita in una relazione di obbedienza di fronte al volere del Creatore.
La seconda relazione, che concerne il rapporto con il mondo creato, è introdotta dal motivo della “solitudine”, che il Signore intende risolvere mediante la creazione degli animali (cf Gen 2,18-20). Dio pone l’uomo in una creazione bella e buona (Gen 2,9) per coltivarla e custodirla. Presentandogli gli animali Dio vuole che Adamo esprima la sua sovranità su di essi, dando loro il nome, ma tra tutti gli esseri creati “l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile”.
Ecco allora inserirsi la terza relazione che riguarda la relazione con Eva e più in generale la dimensione sociale e affettiva dell’essere umano. Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Gen 2,18). Allora il Signore Dio … gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto … ; plasmò, con la costola che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo” (Gen 2,20-22). L’essere unico creato da Dio, l’adam, è composto da due “Iati” (costola) quello maschile e quello femminile: l’adam è quindi la coppia, l’unione del maschio e della femmina. L’uomo dunque è ontologicamente comunione. Inoltre la prima parola dell’uomo nella Bibbia non è per ringraziare Dio per la sua bontà o per la creazione, ma è un inno, una vera proclamazione poetica, in cui esplode in lode per la propria sessualità, per scoprirsi non realtà isolata, ma mistero di comunione: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa” (Gcn 2.23).
Inoltre i due Iati dell’adam sono intrinsecamente chiamati all’unità: ognuno dei due, da solo, non è “l’uomo”; “per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie ed essi saranno una sola carne” (Cen 2,24): “. La “persona” umana si realizza nella comunione matrimoniale, in cui i” due” diventano “uno” con un assurdo matematico: “Due uguale a uno”.
Nella pericope evangelica Gesù ripropone il progetto originario di Dio sul matrimonio. Il Deuteronomio (Dt 24,1) aveva concesso ad Israele il divorzio, ma sulla sua interpretazione si erano create, ai tempi di Gesù, due scuole: quella che ammetteva il divorzio solo in caso di adulterio, e quella secondo cui motivo sufficiente per divorziare era che la moglie, per qualunque causa, non risultasse più gradita al marito. I farisei chiedono a Gesù di prendere posizione tra le due scuole (Mc 10,1-12; Mt 19,1-9) Gesù, però, spiazza tutti, affermando che il divorzio è stato concesso solo per la “durezza del cuore” (Mc 10,5) di Israele, cioè per la chiusura dell’uomo al piano divino. Infatti il progetto di Dio sul matrimonio non va ricercato nel Deuteronomio (Dt 24,1), ma proprio nel libro della Genesi, in quel “In principio”: “Ma in principio Dio li creò maschio e femmina: per questo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una sola carne. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito” (Mc 10,6-9). E’ Dio stesso che fa dei due un’unità, inscindibile e indissolubile, e chi attenta all’unità matrimoniale rifiuta il progetto originario di Dio.

Sorelle Clarisse
Monastero S. Micheletto

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