L’anno liturgico va verso il suo termine e la parola di Dio di quest’oggi ci invita ad approfondire la nostra fede nella risurrezione dei morti. La prima lettura tratta dal libro dei Maccabei parla del martirio di sette fratelli al tempo della persecuzione di Antioco Epifane. Essi vengono costretti a mangiare la carne di un animale impuro e a fare così professione di apostasia. I fratelli si rifiutano dando prova di fermezza e di fedeltà alla legge di Jahvè, testimoniando la loro fede nella risurrezione. Vengono martirizzati uno alla volta sotto gli occhi della loro madre che li incoraggia con la sua presenza e le sue esortazioni. Così è anche oggi per tanti cristiani che subiscono persecuzione e martirio in molte parti del mondo e sotto lo sguardo della Vergine Madre Maria danno prova di saper vivere e morire per il Signore.
Nel brano del Vangelo sono i sadducei che pongono a Gesù un problema sulla risurrezione dei morti alla quale essi non credono. La loro obiezione è volutamente complicata proponendo un’applicazione limite della legge. Se una donna diveniva vedova senza aver avuto figli doveva essere sposata al cognato che avrebbe provveduto una discendenza al defunto. Supponendo che sia divenuta successivamente sposa di sette fratelli, nella risurrezione di quale di questi fratelli è la sposa legittima? Gesù accetta la sfida e risponde ai sadducei dicendo che il loro modo di concepire il mondo della risurrezione è la caricatura di una realtà trascendente. In realtà la risurrezione è una creazione nuova, è una vita nuova senza più bisogno di matrimonio e generazione. Il matrimonio cristiano è testimonianza dell’amore e della fecondità di Dio, è un “grande mistero”(Ef 5, 32), è un segno transitorio di ciò che sarà per sempre: vivere per Dio è la nostra piena realizzazione e libertà perché amiamo come siamo amati. La risurrezione è la nostra nascita piena alla condizione di figli. Gesù, il Figlio, è il primo tra molti fratelli, il primogenito tra i morti. La nostra morte parteciperà della sua croce e sarà la morte al nostro peccato a causa del quale la morte entrò nel mondo. Dio non è Dio dei morti ma dei viventi. La morte come noi la sperimentiamo “è entrata nel mondo per invidia del diavolo” (Sap 2, 24) ma è un inganno perché in realtà è l’incontro con Colui che ha dato la vita per noi. Chi vive per sé, muore nell’egoismo. Chi vive per il Signore partecipa già ora alla vita che ha vinto la morte.
Sorelle Clarisse S. Micheletto