La liturgia odierna è posta sotto il segno della regalità. Il Vangelo mostra Gesù come vero Re. Egli è sulla croce, suo trono, e da li’ compie il giudizio di Dio sui nemici: perdona e dona il Regno ai malfattori. Qui comprendiamo bene in che senso Gesù è re e qual è la salvezza che porta. E’ un re che esercita la sua libertà nel servire; l’unico suo potere è amare fino alla morte. La sua salvezza non è quella che si attende l’uomo. E’ quella di un Dio che si fa condannare alla nostra stessa pena pur di stare con noi. Lui è il re. Povero, affamato, odiato, bandito, insultato e respinto come scellerato, ama i nemici, fa loro del bene, li benedice, intercede per loro, resiste al male portandolo, è disposto a subirne di più pur di non restituirlo, e dà agli altri la salvezza che ognuno vorrebbe per sé. Questa sua regalità rivela la grazia e la misericordia di Dio: è il Figlio uguale al Padre, che non giudica, non condanna, perdona e dona la vita per i fratelli. Così apre a noi il Regno. La sua croce di giusto è giustificazione di tutti gli ingiusti e salvezza del mondo. Egli respinge come tentazioni le nostre attese di salvezza basate su segni di forza e di potenza. Moltiplicherebbero quel male dal quale vuole strapparci. “Salvi se stesso” è il ritornello ripetuto sul Golgota. Gesù non ci libera dalla morte ma dalla paura di essa che avvelena tutta la vita. Egli ci offre la sua amicizia a sta vicino a noi fino alla morte. In questo modo la svuota del suo pungiglione. Proprio là dove noi temiamo la solitudine assoluta scopriamo un Dio che ci offre la sua solidarietà e la comunione con lui che è la vita. Le tre tentazioni iniziali del deserto si ripresentano sul Calvario in forma più radicale. Non sono più dei dubbi su come realizzare il Regno, ma una costatazione della sterilità di tutta la sua opera. Gesù è religiosamente un maledetto, politicamente un impotente, personalmente un fallito. Sulla croce pare che tutto finisca e torni come prima eppure la croce è il seme del Regno gettato nel cuore dell’uomo. Il Regno di Dio inizia in noi là dove finisce il regno del peccato e cresce come un piccolo bagliore di luce che avanza faticosamente, lottando per ricacciare indietro l’invadenza delle tenebre pronte a riconquistare il terreno perduto; come la creatura nuova che lotta contro l’uomo vecchio. Cercare il Regno di Dio nella nostra vita significa crescere nell’amore perché l’amore è la sostanza e il riassunto del Regno di Dio. Chi ama il fratello è nella luce ed è già nel Regno! Dentro di lui si celebra in spirito e verità la festa di Cristo Re perché si riveste del suo stesso stile di vita. Dobbiamo coltivare, ce lo ricorda il Vangelo, il perdono perché questo è il sigillo dell’amore e la porta del cielo.
Sorelle Clarisse S. Micheletto
