Vegliate dunque perché non conoscete né il giorno né l’ora.
L’imperativo evangelico ci raggiunge all’ inizio di questo nuovo anno liturgico come la freccia indicativa del nostro modo di essere e di vivere. Una lezione circa il non sapere in quale ora il Signore verrà l’abbiamo avuta recentemente con lo sconvolgimento del terremoto e mi ha fatto pensare all’ attualità della Parola del Vangelo. La frenesia e lo stress che segnano il percorso di questi giorni antecedenti il Natale hanno bisogno di una sosta. Non è nelle luci, nei regali, nel denaro che si vive l’attimo presente perché questi ci distolgono dalla vigilanza che Gesù ci chiede. Un po’ di silenzio e di ritiro non ci aiuterebbero a dare un senso al nostro vivere così concitato?
Vegliare significa attendere a ciò che conta, riflettere sul tempo che passa, sul nostro vissuto per chiederci chi è Colui che aspettiamo e che ci farà vivere l’ultimo incontro alla fine da soli con Lui?
“Uomo avvisato, mezzo salvato” si diceva una volta, e noi non potremo dire: non lo sapevo!
Analizzando oggi la nostra società riscontriamo che c’è molta superficialità, si vive dando incenso al culto dell’immagine, si vive come se dovessimo restare sempre qui, ma il Signore ci avverte che non conosciamo né il giorno né l’ora in cui Egli verrà. Una cosa è certa: Egli verrà e a ciascuno chiederà conto del proprio vissuto. E’ bello vivere con la prospettiva che alla fine lasceremo qui tutto, questo ci aiuta al distacco dalle cose che non contano ricordandoci che alla sera della vita saremo giudicati sull’ amore. In questo Avvento teniamo presente l’imperativo evangelico: vegliate e, insieme con la Vergine Maria viviamo nell’ attesa della venuta del Salvatore, quello stesso che alla fine dirà: Venite benedetti….o….andate. Vigiliamo dunque con la gioiosa attesa di chi nella fede crede e spera e ama.
