Celebriamo oggi la solennità di Pentecoste nella quale siamo invitati a professare la nostra fede nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo e a invocarne l’effusione su di noi e sul mondo intero. La Pentecoste segna, raggiunto il cinquantesimo giorno, il compimento dell’evento della Pasqua di Gesù attraverso il dono dello Spirito Santo: è lo Spirito che conduce la Chiesa alla conoscenza della verità del Signore e le dona di operare in suo nome. Frutto dello Spirito è la pace che scaturisce dal perdono e dalla riconciliazione con Dio, tale pace permette di gustare la vera gioia: questo il senso della missione che Gesù affida ai suoi.
La prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, narra come il giorno di Pentecoste, sotto i segni di un vento impetuoso e lingue di fuoco, lo Spirito Santo scende sulla comunità dei discepoli riuniti in preghiera. Per il popolo di Israele la Pentecoste, da festa della mietitura era divenuta la festa che faceva memoria dell’alleanza sul Sinai: qui Israele, liberato dalla schiavitù in Egitto, riceve la Legge e diviene un popolo nuovo che vive sotto lo sguardo di Jhwh, lo riconosce come unico Dio a cui rendere culto. La discesa dello Spirito Santo proprio nel giorno di Pentecoste porta a compimento l’antica alleanza e segna l’inizio della Chiesa: il popolo di Dio, radunato nel suo nome e redento dal sangue di Cristo, chiamato a testimoniare sino ai confini della terra l’amore del Signore e la sua misericordia per ogni uomo.
“Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue”: lo Spirito Santo dona di comprendere, supera la rottura e l’incomprensione iniziata da Babele, apre i cuori ad accogliere i fratelli chiamati ad essere un corpo solo in Cristo (1 Cor 12, 13, cfr seconda Lettura). Ogni divisione viene superata perché, nonostante la diversità di carismi, ministeri e attività, tutti i credenti in Cristo sono chiamati a mettere a frutto quanto hanno ricevuto per l’utilità comune. E’ l’appartenenza al Signore Gesù che caratterizza la comunità cristiana distinguendola da ogni altra forma di aggregazione, suo centro è, infatti, il comune rapporto con il Signore che esercita su tutti e ciascuno individualmente la sua signoria nel dono continuo di sé nell’amore.
Il brano del Vangelo narra l’apparizione di Gesù ai discepoli, chiusi nel cenacolo e impauriti nel primo giorno della settimana: il dono dello Spirito Santo segna l’inizio della nuova creazione redenta dal sangue di Cristo e riconciliata con il Padre. Il Signore Risorto attraversa le porte chiuse ed entra nel luogo dove si trovavano i suoi, sta di nuovo in mezzo a loro e dona la pace ai loro cuori: “Pace a voi”. Gesù compie la promessa mostrandosi ai suoi Risorto, vincitore del male e della morte, Egli porta la pace che vince ogni incertezza e turbamento e conferma i discepoli testimoni del Vangelo, partecipi della sua stessa missione. Lo Spirito Santo “soffiato” da Gesù sui discepoli li rende capaci di rendergli testimonianza, li illumina e dona loro la capacità di perdonare i peccati in suo nome. E’ lo Spirito Santo che entrando nei cuori suggerisce ciò che è gradito al Signore e ci rende giorno dopo giorno simili a Lui.
La solennità odierna ci spinge ad invocare e desiderare questo “dolce ospite dell’anima”, ad accoglierlo come un dono preziosissimo nella nostra vita di figli di Dio
Sorelle Clarisse. Monastero San Micheletto