Il tema dominante di questa liturgia è quello dell’universalismo della salvezza. Il profeta Isaia nella prima lettura scrive: “Gli stranieri…li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera”. Così pure la seconda lettura della lettera ai Romani è una celebrazione dell’universalità della salvezza che, partendo da Abramo, si effonde in benedizione per tutti i popoli della terra. S. Paolo sarà l’apostolo e il martire di questa salvezza universale mediante la fede e la gratuità di Dio nei confronti di ogni uomo. Di questa salvezza che si estende oltre i confini del popolo eletto tratta pure il brano del Vangelo narrando l’episodio della donna cananèa che pur non appartenendo al popolo ebraico, per la sua fede, ne partecipa. Inizialmente restiamo perplessi di fronte al comportamento di Gesù che a questa donna, che lo implora per la propria figlia crudelmente tormentata, neppure rivolge la parola. E anche le parole che poi le dirà: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini” sono veramente dure. Gesù afferma, rispondendo ai discepoli che intercedono per questa donna, di non essere stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele. Gesù deve prima portare a compimento il dono divino in Israele, deve essere il Pastore delle pecore disperse del suo popolo. Compiuta, con la croce, la sua missione in Israele, Gesù apparirà il Salvatore universale e il Vangelo verrà annunziato oltre Israele, perché altre pecore dovranno essere raccolte. Tuttavia la donna continua a chiedere aiuto nonostante il silenzio e la ‘resistenza’ del Signore. Dobbiamo considerare l’umiltà di questa donna che riconosce la verità delle parole di Gesù e ammette di essere un ‘cagnolino’ che però ha comunque bisogno di cibarsi delle briciole che cadono dalla tavola. Dove c’è umiltà vera e profonda, Dio non manca mai ed interviene: sono l’arroganza e la pretesa ad allontanarlo infallibilmente. E’ da notare come si apre il brano odierno del Vangelo: “Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e Sidone.” (Mt 15, 21). Gesù si era appena allontanato da una discussione con i farisei e gli scribi, da coloro cioè che “onorano il Signore con le labbra, ma hanno il cuore lontano da lui” (Mt 15, 8). La mancanza di fede dei farisei fa uscire Gesù dalle sue regioni; la fede a sua volta fa uscire la cananèa incontro a Gesù: “Ecco una donna cananèa che veniva da quella regione…”. “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri” esclama Gesù. Grande è la fede della donna per ciò che crede, per la sua rettitudine, per il suo fervore. Così, il desiderio, innestato sulla fede, diventa possibilità, diventa miracolo. Credente è chi fa spazio nella propria vita alla potenza di Dio; perciò la vita cristiana, quando sia effettivamente tale, porta sempre i segni del miracolo, cioè della riuscita. Se Gesù manifesta un’ammirata sorpresa per la fede della donna cananèa, dell’ufficiale regio, del centurione, vuol dire che non è facile credere. L’esperienza ce lo attesta ogni giorno: è più facile avvilirsi e rinchiudersi nell’amarezza e nella convinzione di una indifferenza divina. A noi manca la mirabile umiltà della donna. La fede e l’umiltà permettono di sperimentare la stessa onnipotenza di Dio perché tutto è possibile a che crede. La fede permette di identificare il nostro volere alla realizzazione del volere stesso di Dio: “Se avrete fede quanto un chicco di senape, potrete dire a questo monte: spostati e gettati nel mare…ed esso si sposterà”. La fede ci introduce in un itinerario straordinario perché possiamo tutto ciò che vogliamo: “Quando chiedete qualche cosa nella preghiera abbiate fede di ottenerla e vi sarà concessa”. Il Vangelo presenta però anche una domanda di Gesù: “Ma quando il Figlio dell’uomo verrà troverà la fede sulla terra?” E’ una domanda che ci scuote profondamente e ci costringe a rivedere il nostro modo di credere. La figura della donna cananèa ci aiuti oggi ad approfondire la fede e ad impegnarci seriamente nelle vie di Dio chiedendo a Lui di donarci prima di tutto l’umiltà del cuore.
Sorelle Clarisse S. Micheletto