Nella liturgia di questa Domenica siamo invitati a confrontarci con la legge della Pasqua: “chi perderà la propria vita a causa mia la troverà”. Siamo chiamati a non seguire la mentalità di questo mondo apparentemente più comoda e migliore, ma a trasformarci, donando la nostra vita, a ricercare ogni giorno la volontà di Dio perché solo in essa è la nostra gioia e il nostro vero bene.
Il brano scelto per la prima lettura è l’ultima delle cosiddette “confessioni” di Geremia, dove il profeta innalza a Dio la sua supplica. La sofferenza di Geremia, che sale in forma di lamento al Signore, è duplice: essa deriva da coloro che cercano di screditarlo e rendere vana la sua predicazione e la sua testimonianza, ma anche dalla Parola stessa che egli è chiamato ad annunciare. Il messaggio che il Signore gli ha affidato lo pone continuamente in pericolo, questo insinua nel profeta una sorta di ribellione interiore: se da una parte egli si sforza di respingere la sua missione –“non parlerò più in suo nome”-, dall’altra la forza della Parola che gli è affidata e l’amore per il Signore sono come un fuoco ardente, impossibile da contenere. Questa fatica del profeta qualifica la sua missione: egli non predica per sé, ma annuncia quanto Jhwh stesso gli ha consegnato. La chiamata di Dio coinvolge tutta la vita del profeta, e lo chiama ad una relazione profonda con Lui, egli diviene strumento della grazia tra le incomprensioni di quanti lo circondano.
Nella seconda lettura, tratta dalla lettera di San Paolo ai Romani, ritroviamo il tema dell’opposizione tra la mentalità della cultura dominante e la logica del Vangelo. L’apostolo ci esorta a lasciarci trasformare dal Signore, dalla sua grazia, a cercare ciò che a Lui piace, ad offrire ogni giorno noi stessi, la nostra vita come testimonianza dell’amore di Dio.
Il brano del Vangelo presenta due momenti: il primo riguarda l’annuncio che Gesù fa del suo mistero che si sarebbe compiuto a Gerusalemme, il secondo riguarda la sequela di Gesù: “se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Questa Parola del Signore ci indica le coordinate per la sequela vera dietro i suoi passi: accogliere la sua stessa sorte, prendere ogni giorno la croce, ciò che per noi è motivo di sofferenza. Gesù ci chiede di impegnarci con tutta la nostra esistenza, il Figlio dell’uomo è venuto per donare la propria vita, così anche coloro che vogliono mettersi sulla sua strada, sono chiamati a perdere, secondo la logica del mondo, per trovare la vita eterna.
Sorelle Clarisse. Monastero San Micheletto