Con la liturgia di questa Domenica inizia l’ Avvento, un tempo di attesa e insieme di preparazione ad accogliere il Signore che viene. La vigilanza, unita all’invocazione: “vieni Signore Gesù”, è un aspetto che caratterizza questo tempo e che ritroviamo nella Parola di questo giorno.
Il testo della prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, ci presenta una preghiera intensa e accorata: il profeta da voce al popolo che vive la dura prova dell’esilio in Babilonia, si rivolge a Dio con fiducia “tu sei nostro Padre” e lo supplica: “se tu squarciassi i cieli e scendessi”. Inoltre vi è una presa di coscienza del proprio peccato e durezza di cuore: “abbiamo peccato contro di te” e delle conseguenze che tale peccato provoca: l’allontanamento da Dio, fonte della vita, e lo smarrimento. La supplica esprime il desiderio che il Signore intervenga, che non lasci indurire il nostro cuore, ma ci doni la salvezza. Il manifestarsi di Dio come nostro Padre darà sostegno alla nostra risposta di conversione, ci metterà in cammino alla ricerca di Lui “non vagheremo più lontano dalle tue vie”, e ci insegnerà la nostra vera identità: “tutti noi siamo opera delle tue mani”.
Il Salmo 79 si ricollega alla lettura precedente, è una invocazione rivolta a Dio da parte del popolo. Il salmista ripercorre le tappe fondamentali della storia di Israele, e supplica il Signore perché intervenga a risollevare il suo popolo. Vi è una piena consapevolezza che Dio non ha abbandonato la sua vigna, l’opera delle sue mani, ma anzi la sta curando con amore. Se il Signore guarda con il suo volto luminoso, il popolo sarà salvo, da qui nasce la risposta amorosa di Israele: “da te più non ci allontaneremo, invocheremo il tuo nome”.
La seconda lettura propone i primi versetti della lettera di San Paolo ai fedeli di Corinto un ringraziamento rivolto a Dio per i doni e l’azione dello Spirito in mezzo alla comunità, doni elargiti gratuitamente da far fruttificare nel tempo dell’attesa.
Questo sottolinea un aspetto importante del tempo di Avvento: quello dell’operosità nell’attesa che ritroviamo nel Vangelo di questa Domenica: si tratta della conclusione del discorso escatologico di Gesù, l’ultimo discorso pubblico del Signore pronunciato prima dei fatti della Passione. Riguarda i tempi ultimi, il compimento della storia e pone in evidenza il mistero del tempo che il cristiano è chiamato a vivere come attesa del Signore che viene operando il bene, vivendo come Lui ha vissuto. Gesù invita tutti ad essere vigilanti, capaci di discernere i segni dei tempi: “fate attenzione perché non sapete quando è il momento”. Il padrone della casa è il Cristo stesso, l’evangelista usa infatti il termine Kyrios che significa Signore: è Lui che affida ai suoi discepoli, e a noi oggi, la sua stessa missione, la propria casa, i propri beni donando il suo Corpo nell’Eucarestia e la sua Parola, con un comando vegliate, non smarritevi adeguandovi alla mentalità di questo mondo nel tempo dell’attesa.
In questo tempo di Avvento siamo dunque chiamati a ravvivare in noi il desiderio di incontrare il Signore , di servirlo con fedeltà e amore nell’attesa della sua venuta.
Sorelle Clarisse Monastero San Micheletto
