Con questa domenica la liturgia ci avverte che si sta affrettando la conclusione dell’anno liturgico e allude al nuovo inizio del tempo di Avvento. La pagina evangelica di Marco oggi proposta ci invita a non dimenticare la nostra creaturalità e ci ammonisce sulla “fine dei tempi e del tempo”. Il linguaggio usato è molto duro: il sole si oscura, la luna non dà più la sua luce, le stelle cadono dal cielo, il Figlio dell’uomo viene sulle nubi del cielo. Chiaramente il linguaggio è apocalittico e nessuno sa come e quando avverrà la fine del mondo. Eppure, nonostante la sua crudezza, la pagina evangelica trasmette un messaggio che esplode di speranza, perché ci promette che il bene di Dio, la bontà e l’onestà degli uomini sono l’energia che mette fine ad ogni male. Allora la scena apocalittica non è altro che un’arte dell’attesa; attesa che segue il ritmo silenzioso del germogliare e del crescere, del divenire del regno di Dio nella storia. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, dice Gesù. L’espressione ‘il cielo e la terra’ è frequente nella Bibbia per indicare tutto il creato, tutto l’universo. Gesù dice che tutto è destinato a passare, tutto ciò che da Dio è creato è caratterizzato dal limite, dalla finitudine; passa e scompare. Passano il sole e la luna che sono gli orologi dell’universo, la terra si sbriciola, ma Dio è un sole che non tramonterà mai dall’orizzonte della storia, non tramonterà dal cuore dell’uomo. Le parole di Gesù sono eterne, non fanno parte ‘del cielo e della terra’. Le parole di Gesù che non passeranno attirano dalla parte di Dio, e quindi nell’eternità, coloro che le ascoltano e le fanno proprie. Coloro che ascoltano queste parole a loro volta non passeranno perché sono ‘attirati’ nel mistero del regno di Dio. Ecco perché al cristiano non importa conoscere il giorno e l’ora di quando passeranno il cielo e la terra, perché in un certo senso vive già, è già partecipe dell’eternità di Dio; vive già come se Dio fosse alle porte perché quel momento non farà altro che portare a compimento ciò che già è iniziato. E’ importante solo sapere che Egli è alle porte e accogliere l’invito a tenersi pronti, a vegliare. Un ultimo motivo di speranza viene dalla prima lettura del profeta Daniele. Mentre il Vangelo dice che le stelle cadono dal cielo, il profeta assicura che il cielo dell’umanità non sarà mai vuoto di stelle. “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Dn 12, 3). Uomini e donne saggi e giusti salgono verso la casa della luce e con la loro vita santa inducono noi e tutto il mondo ad essere più giusto, più libero e più buono. E sono molti, sono come stelle, sono un tesoro di uomini buoni della nostra terra, un tesoro che germina silenzioso e che illumina il cielo di Dio. I saggi e i giusti vegliano come dei risorti, attenti nello scrutare i segni dei tempi, senza chiudere gli occhi, né lasciarsi abbagliare dalle false luci del mondo o intontire da valori sballati, ma restando lucidi e all’erta. Vieni, Signore Gesù!
Sorelle Clarisse S. Micheletto
