COMMENTO AL VANGELO DELLA XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Tutta la liturgia di questa domenica è improntata su un binario:sequela -fede. La fede senza le opere è morta,dice s:Giacomo. Seguire Gesù significa prendere la croce e rinnegare se stessi:Anche a noi Gesù come agli apostoli chiede:”tu chi dici che io sia?”Ognuno può rispondere, io come religiosa alla sua sequela da tanti anni dico:”Tu sei l’Amico, lo Sposo, il Fratello, Colui che mi ama,Tu sei il Crocifisso, l’Obbediente al Padre fino alla morte.”Ma tra la risposta e la realtà si erge la croce,per seguirlo bisogna prendere la propria croce che può denominarsi come malattia,incomprensione, persecuzione e il mio pensiero va ai tanti cristiani perseguitati e uccisi in questa epoca detta dei martiri. Non si sono tirati indietro abiurando la fede e così la fede nel Maestro si è fatta opere e martirio.Gesù dice anche a noi oggi del ricco continente:tu chi dici che io sia?La logica del Maestro è stringata:sarà rifiutato, dovrà soffrire molto, ma questa parola sulla bocca di quel Rabbj grida scandalo e Pietro ne prende le difese. Ci riesce forse difficile seguire questo ragionamento di Gesù e ci sentiamo alleati di Pietro nel non accettare questo linguaggio, ma Gesù quasi violento si dà al rimprovero al punto di chiamarlo Satana e di respingerlo. Chi non pensa secondo Dio non può essere discepolo del Maestro, chi dice di avere la fede ma non ha le opere è un morto ambulante, chi rifiuta di prendere la propria croce e di seguirLo è un incoerente. E’ certo che qui Gesù è al massimo della radicalità e non ci fa illusioni; altrove dirà: chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde. Il cammino del discepolato è lungo e chiede di vivere lo scandalo della croce amando di stare sempre e solo dietro al Maestro. Lui comprende la nostra debolezza e prende seriamente le nostre risposte, ma ne spiega il senso più profondo e più vero attingendolo alla scuola dei profeti. Lì non ci sono illusioni,Isaia lo dice con chiarezza nella prima lettura:”ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba, la faccia agli insulti e agli sputi. La via della sequela va purificata passo passo, non bastano le buone intenzioni, non si segue Cristo tamburellando…Dobbiamo tutti chiedere allo Spirito Santo di aprire il nostro cuore per “sentire” e pensare secondo Dio non dimenticando che l’asse portante della nostra vita di discepoli è la crocifissione per la risurrezione condividendo con Lui i rischi di un amore che non si risparmia , ma si dona fino alla morte