La Parola di oggi è un insegnamento sulla vera sapienza: quella di Dio, diversa dalla logica del mondo che ricerca il potere, lotta per il primo posto ed è pronta a tendere insidie al giusto che è di incomodo e si oppone alle sue azioni (Sap. 2,12). La sapienza del mondo, in continua competizione per la ricerca del primato, pone l’uomo a vivere tra gelosie e in spirito di contesa, nel disordine e in ogni sorta di cattiva azione (Gc. 3,16). La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, attraverso le parole degli empi, ci mostra tutto questo: è la trama del male, le insidie di quanti, pronti a difendere il loro interesse e potere, si riversano contro il giusto, colui che, invece, cerca la verità, la giustizia, la legge di Dio. Questo passo i Padri della Chiesa lo hanno interpretato come una profezia del Cristo, il Giusto perseguitato e ucciso, messo alla prova con tormenti e violenze, che sopporterà tutto con la mitezza e il perdono, l’amore che si dona nonostante il rifiuto, condannato ad una morte infamante si affida al Padre ponendo la propria vita nelle sue mani, certo che da Lui troverà soccorso, Egli infatti lo risusciterà il terzo giorno. In continuità con questa lettura, il Salmo 53 è la preghiera dell’uomo perseguitato: “contro di me sono insorti, prepotenti insidiano la mia vita”, egli pone in Dio la sua fiducia: “il Signore sostiene la mia vita”. Questo diviene motivo di lode e di ringraziamento anche nella sventura. Nella seconda lettura l’apostolo Giacomo ci indica in che cosa consista la vera sapienza: essa ha le sue radici in Dio, ricerca ciò che Lui vuole, insegna all’uomo ad assumere i suoi sentimenti; la sapienza vera viene dall’alto ed è pura pacifica, mite.. piena di misericordia, sincera. Quanti si impegnano nel ricercarla e viverla portano frutti di pace e di giustizia: è questo il vero volto del discepolo, figlio nel Figlio, tracciati da Gesù stesso con la sua vita e il suo insegnamento.
Il racconto di Marco riassume tutto questo: Gesù in cammino con i suoi verso Gerusalemme si rivela loro a poco a poco, mostrandosi non solo come il Messia atteso, attraverso il suo insegnamento, l’annuncio del Regno e i vari miracoli, ma anche parlando della sua Passione, annunciando loro quanto accadrà a Gerusalemme: il Figlio dell’uomo viene consegnato, lo uccideranno, ma dopo tre giorni risorgerà. Con queste parole si rivela come il servo sofferente, come Colui che attraverserà l’ombra oscura del dolore e della morte, e ne sarà vincitore. Gesù vuole correggere le false attese dei discepoli e prepararli allo scandalo della croce, rivelare loro un amore più grande che va oltre la guarigione fisica dell’uomo, un amore che perdona fino a dare la sua vita per noi. “Ma essi non capivano e avevano paura di interrogarlo”: i discepoli non riescono ad accettare una logica diversa dalle loro attese e aspirazioni e, per paura di essere smentiti, non fanno neppure domande a Gesù, non chiedono spiegazioni ma si chiudono nel loro timore. Gesù, però, in casa, nel luogo di maggiore intimità e confidenza, apre il loro cuore, e pone Lui stesso una domanda ai Dodici: “di che cosa stavate discutendo lungo la via ?” chiede loro che cosa stanno cercando, che cosa si aspettano da Lui, e indica quale sia il vero primato: quello del servizio, di un amore che si dona senza riserve come ha fatto il Cristo. Il potere che conta agli occhi di Dio e che dura per sempre è quello della carità. La Parola di questo giorno ci invita ad una profonda riflessione sulla nostra vita, su ciò che stiamo cercando e su come stiamo vivendo, se veramente sappiamo porre la nostra vita nelle mani di Dio, se cerchiamo prestigio e autorità o se, invece, siamo pronti a seguire l’esempio e l’insegnamento del Signore e ci chiniamo sui piedi del fratello, accogliendo tutti anche i più piccoli e disprezzati nel suo nome, certi che “chi accoglie uno solo di questi bambini accoglie me… e colui che mi ha mandato.”
Sorelle Clarisse. Monastero San Micheletto