Poiché il popolo era in attesa…
Il Vangelo di questa domenica ci coglie nel cuore dell’Avvento, il tempo dell’attesa e sottolinea che nel momento della predicazione di Giovanni Battista la gente attendeva davvero qualcosa o qualcuno. Forse la persona del Battista era stata un richiamo per tanti, la sua predicazione, le sue scelte radicali, il suo essere voce che grida, attento ad ogni piccolo segno di una presenza nuova, di un cambiamento, magari impercettibile, ma in atto. Aveva risvegliato qualcosa di sopito nel cuore degli uomini: forse proprio la speranza che non sarebbe andato tutto sempre così, che qualcosa avrebbe interrotto i meccanismi, gli schemi che da sempre si ripetevano in loro e fuori di loro. Giovanni costituiva una voce fuori dal coro proprio per questo: non riusciva a considerare il futuro come una mera continuazione del presente, era certo che qualcosa sarebbe accaduto, un evento avrebbe trasformato la storia personale e comunitaria, qualcosa di eccezionale avrebbe fatto irruzione nel concreto vivente, imprimendo una svolta decisiva.
Tutto ciò ha una portata rivoluzionaria incredibile e converte, muove le coscienze: non c’è niente che uccida maggiormente la speranza che l’assolutizzazione del presente, che invece, per definizione, è provvisorio.
Chi spera, rimane vigile, attento a cogliere la profondità degli avvenimenti, i primi bagliori del giorno nel cuore della notte, una Presenza dove regna la mera assenza…Chi attende fa di tutto per accelerare l’accadimento, per anticipare la novità, per preparare l’incontro: così ha tentato di fare il Battista, così le persone in cui ha riacceso la speranza e che si sono abbassate davanti a lui per domandargli aiuto. Gente comune, pubblicani, soldati. A loro il Precursore chiede di prepararsi, togliendo dalla condotta l’egoismo, la pretesa, l’abuso e la violenza, di prendere coscienza, cioè, dei propri limiti, dei propri errori e di addomesticare le proprie tendenze al male, alla prepotenza sui fratelli. Chiede di accogliere un battesimo di acqua, di liberazione, purificazione umana, una strada libera e diritta su cui possa avvenire l’incontro e rimanere desta l’attesa. Fino a quando non irromperà dall’Alto, il Fuoco gratuito dell’Amore, lo Spirito Santo, posato su Gesù, che entrerà in noi come un dono immeritato, una grazia incondizionata, a colmare lo spazio vuoto che la nostra attesa ha creato e custodito. L’aia della nostra anima pulita e sgombra, sarà per sua grazia trasformata in grembo fecondo e accogliente per la nascita di un Bambino, novità insperata, amore imprepensabile e inspiegabile…
Davvero questa è la domenica della gioia (gaudete!), in cui rivive in noi la speranza: Dio è abbastanza libero (nonostante noi!) di mantenere le sue promesse!
Monache Carmelitane Scalze di Monte San Quirico