In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio… (Gv 1, 1)
A Natale la Salvezza di Dio abita la carne umana. Quello che celebriamo nella Notte Santa e in tutto questo tempo forte che la Chiesa ci regala per gustare in pienezza questo grande mistero rinvia direttamente al cuore di Dio, al suo “troppo grande amore” per l’uomo, scelto e vissuto nel seno della Trinità. C’è un santo, un grande mistico carmelitano, che ha cantato questa grande accondiscendenza divina, immaginandosi i dialoghi eterni scambiati tra il Padre e Figlio, prima che il mondo fosse. Si tratta di Giovanni della Croce: nelle sue Romanze Trinitarie, poesie splendide, racconta come è stata presa la decisione dell’Incarnazione del Figlio:
«In quell’amore immenso/ che da entrambi proveniva,/parole ricche di grazia/il Padre diceva al Figlio […]
In te solo mi compiacqui,/O vita di mia vita!/Sei splendor del mio splendore,/sei tu sapienza mia […]». (Romanza II)
Il Padre pensa che l’Amore (lo Spirito Santo) che continuamente scambia con il Figlio, sia talmente grande da dover uscire da sé, da dover trovare la maniera di un’oblatività ancora più radicale e piena: l’amore infatti non basta mai a se stesso. Così va in cerca di una Sposa per Lui…e quella Sposa siamo noi!
«Una sposa che ti ami,/Figlio mio, voglio darti,/che per tuo valore meriti/stare in nostra compagnia,/e gustar la stessa mensa/di quel pane che mangio io,/perché conosca le ricchezze/
che in tal Figlio io possiedo…
«Fiat, dunque –disse il Padre-,/ciò che merita il tuo amore!/»E nel dir questa parola,
ecco il mondo già creava…» (Romanza III)
E dopo l’allontanamento della Sposa/umanità, dopo la sua caduta nel peccato dell’autoreferenzialità, l’Amore si spinge ancora oltre e vuole farsi in tutto uguale all’amata. Simile a quel re che volendo sposare una poverissima giovane di bassissima estrazione, si fa povero come lei, per non umiliarla: «Questa è l’insondabilità dell’amore, il fatto di non diventare per scherzo, ma seriamente e veramente uguale all’amato…ogni altro tipo di rivelazione sarebbe un’impostura per l’amore di Dio.» scrive S. Kierkegaard.
Quello con cui abbiamo a che fare a Natale è un Dio che vuole abbracciarci, vuole essere uguale a noi, limitati, poveri, traditori…
«[…] in speranza, a chi era in basso,/la fede annunciava/che a suo tempo/lui li avrebbe sollevati/
e che quella lor bassezza/fino a sé l’innalzerà/in modo tal che mai nessuno/disprezzarla più potrà […]» (Romanza 4)
Grande mistero di abbassamento e di amore! Da contemplare, oggi, con stupore e gratitudine. Con la semplicità e la meraviglia dei pastori di Betlemme.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi … (Gv 1,14)
«Quando il tempo fu compiuto/in cui nascere doveva,/somigliante ad uno Sposo/dal suo talamo sorgeva,/avvinto alla sua Sposa/che tra le braccia portava,/e la Madre tutta grazia,/nel presepe lo deponeva[…]
e si struggeva/nel vedere tale scambio:/in Dio dell’uomo il pianto/e nell’uomo gioia piena,/cosa che all’uno e all’altro/tanto estranea esser soleva.» (Romanza IX)
Con la Vergine Santa “custodiamo e confrontiamo” tutte questi straordinari avvenimenti che oggi abbiamo il dono di vivere e gustare.
Buon Natale a tutti!
Carmelitane Scalze
