Le letture di questa prima domenica del nuovo anno ci pongono innanzi due parole chiave: BENEDIRE CUSTODIRE.
«La prima Lettura ci ha riproposto l’antica preghiera di benedizione che Dio aveva suggerito a Mosè perché la insegnasse ad Aronne e ai suoi figli: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace (Nm 6,24-26). E quanto mai significativo riascoltare queste parole di benedizione all’inizio di un nuovo anno: accompagneranno il nostro cammino per il tempo che si apre davanti a noi. Sono parole di forza, di coraggio, di speranza. Non una speranza illusoria, basata su fragili promesse umane; neppure una speranza ingenua che immagina migliore il futuro semplicemente perché è futuro. Questa speranza ha la sua ragione proprio nella benedizione di Dio, una benedizione che contiene l’augurio più grande, l’augurio della Chiesa ad ognuno di noi, pieno di tutta la protezione amorevole del Signore, del suo provvidente aiuto.
L’augurio contenuto in questa benedizione si è realizzato pienamente in una donna, Maria, in quanto destinata a diventare la Madre di Dio, e si è realizzato in lei prima che in ogni creatura.» (cfr. Omelia Papa Francesco 1° gennaio 2014).
Anche il Salmo responsoriale riprende questa benedizione di Dio ad Aronne, ma con una connotazione in più. La benedizione che Dio ci dona ha uno scopo ben preciso: “perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti”. E’ una benedizione che si propaga da Dio che ne è l’autore a noi agli altri: “ti lodino i popoli Dio, ti lodino i popoli tutti”.
Questo atteggiamento di benedire ci conduce ad avvicinarci al brano evangelico dove troviamo i pastori davanti alla grotta. Li troviamo già lì – così ce li presenta la liturgia di oggi – ma prima cosa era successo? Essi si mettono in viaggio in risposta a una visione angelica che hanno avuto mentre CUSTODIVANO il gregge: “non temete vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide un salvatore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”.
I pastori partono fidandosi di questa parola e trovano come l’angelo aveva detto loro. Al loro ritorno glorificano e lodano Dio per ciò che hanno udito e visto. La parola udita si è fatta avvenimento come nella creazione: “Dio disse… e fu…”. (Cfr Gen.1, 1 e ss). Con la nascita di Gesù avviene una nuova creazione e i pastori si fanno annunciatori di questa nuova creazione.
A differenza dei pastori “Maria custodisce tutte queste cose meditandole nel suo cuore” .
CUSTODIRE : conservava con cura, custodiva gelosamente dentro di sé ogni parola della Sacra Scrittura che aveva un legame con Gesù.
MEDITAVA NEL SUO CUORE: l’evangelista usa il verbo symballo che significa il lavorio interpretativo di mettere a confronto e cercare di collegare tra loro eventi e parole di diverso genere fatto allo scopo di comprendere sempre di più e sempre meglio.
«Nel silenzio il cuore della Vergine appare quale arca in cui si conserva la memoria degli interventi di Dio nella storia d’Israele, quale luogo in cui, richiamati dalla riflessione, confluiscono i tempi di “prima” – di Adamo, di Abramo, di Davide – e da cui si diparte il tempo di “dopo” – di Cristo e della Chiesa: quale terra in cui è stato seminato il buon seme che porterà frutti abbondanti; quale scrigno dove sono custodite parole di cui lo Spirito darà progressivamente alla Vergine stessa e alla Chiesa l’intelligenza piena e dove è depositata la legge del Signore, luce e norma di vita» (Servi di Maria, Fate quello che egli vi dirà)
Sorelle Clarisse
Monastero S. Micheletto
