L’immagine dell’acqua che caratterizza le letture di questa Domenica è figura della salvezza che scaturisce dal cuore di Dio per tutta l’umanità.
Nella prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, ripercorriamo l’esperienza di Israele nel deserto, dopo i prodigi del Signore sperimentati nel passaggio del mar Rosso, il popolo vive ora un momento di dura prova, di dubbio sulla bontà di Jhwh, sulla sua presenza: “il Signore è in mezzo a noi si o no ?”. Da un punto di vista letterario questo episodio è posto proprio a metà tra il racconto della liberazione dall’Egitto e quello dell’alleanza sul monte Sinai. Il passaggio dalla schiavitù alla libertà e il costituirsi di Israele come popolo passa attraverso l’esperienza del deserto, un luogo insidioso e arido, qui Israele sperimenterà la propria debolezza e il proprio peccato ma farà anche esperienza dell’amore di Dio, della sua paterna cura e guida proprio in un luogo dove è difficile orientarsi e mancano gli elementi necessari quali il cibo e l’acqua. Israele impara, seppur con difficoltà, a fidarsi di Dio e sceglie di aderire alla sua alleanza. Il deserto diviene anche il luogo della verità: qui il popolo conosce il proprio cuore, i propri desideri e attese anche nei confronti di Dio. In questo brano siamo di fronte a un’esperienza dura che il popolo vive: la mancanza di acqua è il motivo per cui protesta contro Mosè e mette alla prova Jhwh: Israele non resiste alla difficoltà e pretende una manifestazione tangibile del suo potere secondo i propri bisogni, dimentica ciò che il Signore ha compiuto per il popolo e travisa il senso dell’esodo interpretandolo come un cammino di morte anziché verso la pienezza della libertà. Il rimpianto dell’Egitto pone in rilevo la mancanza di fede in Jhwh e il cuore schiavo di Israele che non accetta di pagare il prezzo della propria libertà. E’ il peccato che accompagna l’uomo di sempre: la pretesa di piegare Dio ai propri bisogni, di dubitare della sua bontà e vicinanza nei momenti di difficoltà e di prova. Ancora una volta sarà Mosè a intercedere per il popolo e dalla roccia arida scaturirà acqua zampillante.
La richiesta di acqua è presente anche nel brano evangelico: l’incontro di Gesù con la donna samaritana, ha il suo centro nella Parola di Gesù che ha il carattere di una promessa futura: “l’acqua che io darò”, ma anche di rivelazione nel presente: “viene l’ora”. Il dialogo di Gesù con la donna si articola su piani diversi la samaritana pensa all’acqua materiale, Gesù fa riferimento alla sete dell’anima e all’acqua, simbolo dello Spirito Santo, che disseta per la vita eterna. siamo di fronte ad un vero e proprio itinerario che la donna fa condotta dalle parole di Gesù dall’esterno all’interno di sé stessa facendo emergere la propria verità e ciò che il suo cuore desidera: il bisogno di essere amata, l’incontro con Dio. Gesù la invita alla fede: “credimi donna”, ed essa si lascia guidare al punto che diventerà lei stessa alla fine del dialogo testimone del Cristo.
In questo tempo di Quaresima anche noi siamo invitati a rientrare in noi stessi, a fare verità nella nostra vita e a lasciarci condurre dalla Parola per divenire testimoni dell’amore del Signore.
Sorelle Clarisse Monastero San Micheletto
