Il passo evangelico proclamato questa domenica è un insegnamento per affrontare l’inevitabile paura del discepolo nel dare testimonianza, nel vivere un’assimilazione completa al Maestro, Gesù, il Figlio, perseguitato, ucciso. La fede è una lotta, contro se stessi e il mondo che, spesso, remano contro al nostro cammino di sequela, poco accostabile ai loro sentieri. La parola rassicurante del Maestro, pregata, vissuta, interiorizzata è motivo di forza, tiene vivo in noi il ricordo della sua vicinanza, della sua cura e benevolenza. Ci ripete di non avere paura, perché godiamo della sua predilezione, nonostante l’apparenza contradditoria, come Lui ha sentito su di sé quella del Padre, continuando a credere anche nella desolazione della croce:
«Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri.»
La consapevolezza del Suo amore per noi, indipendente dalla nostra risposta, dai nostri meriti, preveniente ogni allontanamento e caduta, è quanto ci sostiene nel fallimento, nella paura della prova, nella solitudine delle decisioni. Continuare a credere alla Sua benedizione paterna, rafforza la nostra fiducia, incoraggia la nostra speranza, allarga il nostro respiro.
Sostiamo per un attimo davanti alle parole di Santa Teresa di Gesù Bambino, intrepida credente, che, senza timore, dichiara con fiducia il suo sentirsi amata, addirittura più di ogni altro:
«Tu lo sai, o mio Dio, non ho mai desiderato altro che amarti, non ambisco altra gloria. Il tuo amore mi ha prevenuta fin dall’infanzia, è cresciuto con me, e ora è un abisso del quale non riesco a sondare la profondità. L’amore attira l’amore, perciò, mio Gesù, il mio si slancia verso di te, vorrebbe colmare l’abisso che l’attira, ma ahimé! non è neanche una goccia di rugiada perduta nell’oceano!… Per amarti come mi ami tu, devo attingere al tuo stesso amore, solo allora trovo riposo. O mio Gesù, forse è un’illusione, ma mi sembra che tu non possa colmare un’anima con più amore di quello che hai dato a me; per questo oso domandarti di amare quelli che mi hai dato come hai amato me. Se un giorno, in Cielo, scoprirò che li ami più di me, ne sarò felicissima, perché fin d’ora riconosco che quelle anime meritano il tuo amore molto più della mia, ma quaggiù non riesco a concepire un’immensità di amore più grande di quella che ti sei compiaciuto di prodigarmi gratuitamente senza alcun merito da parte mia.»
Chiediamo al Signore una fiducia così piena che creda all’Amore e Gli permetta di amarci!