La Parola di Dio di questa domenica assomiglia ad un coltello che taglia il nostro tessuto sociale. Dio non si può trarre in inganno, perchè davanti a Dio tutto è nudo e scoperto e se c’è da fare un discernimento è d’obbligo passare attraverso la Parola di Paolo ai Tessalonicesi: “l’operosità della fede, la fatica della carità, la fermezza nella speranza nel Signore Gesù”. Quale risposta si sarebbero aspettati i discepoli dei farisei e gli erodiani mandati per trarre in inganno Gesù e avere così un forte capo d’accusa per condurlo a morte? Forse nemmeno noi avremmo saputo rispondere…In fondo la domanda se pagare o no il tributo ai Romani, trova l’ago della bilancia della risposta di Gesù che segna il pareggio: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Se ci guardiamo attorno nel nostro oggi vediamo tante incongruenze: da un lato si dà di più a Cesare identificato come benessere, potere, lavoro per produrre ecc. con l’inganno e l’ingiustizia fatta pagare ai poveri attraverso il lavoro mal retribuito, lo sfruttamento… e, quella moneta presentata a Gesù con l’immagine di Cesare ne è la rappresentante iniqua, e a Dio cosa diamo? Forse solo le briciole del tempo per la Messa domenicale, dopo una settimana in cui si è pensato solo al lavoro, magari al divertimento. Gesù ci mette in chiaro come muoverci: a ognuno ciò che gli spetta. La sua Parola è chiara: “sappiamo che sei veritiero”, c’è anche la malizia nascosta in questo apprezzamento, e non possono davvero accusarlo di menzogna, ma diventerà capo d’accusa durante il processo della Passione quando i falsi testimoni lo accuseranno: “ha detto di non pagare il tributo a Cesare!” Se sei bugiardo, fai bugiardo anche l’altro, ma Gesù va per la sua strada che è quella di fare la volontà del Padre: avere figli veritieri. La chiarezza cristallina di Gesù non esime nessuno dalla fatica quotidiana delle scelte che ognuno di noi è chiamato a fare e la cui falsariga è segnata come scritto all’inizio dalla parola di Paolo. Fede, speranza e carità sono i binari per ogni discernimento così alla fine ci troveremo a dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
